Attaccante
Nato a Monrovia (Liberia) il 27 agosto 1987
Esordio in A: -
(legenda)
(Riccardo Pratesi - La Gazzetta dello Sport - 8 marzo 2005)
Nel nome del padre. Il Milan formato Berretti che vince la Marco
Polo Cup, il primo torneo Under 19 internazionale che ha messo di fronte
Italia e Cina, ha il sorriso accattivante e sincero di Gerge Weah jr. Sì
proprio lui, il figlio del campione liberiano che indossò la maglia del
Milan dal 1995 al 2000, vincendo due scudetti e aggiudicandosi il Pallone
d' oro nel 1995.
E ieri pomeriggio, all' Arena Civica di Milano, il piccolo Weah ha potuto
alzare una coppa, sperando sia un antipasto di un' argenteria più prestigiosa
da conquistare nel corso della carriera. «Abbiamo vinto e non era facile.
Il Dalian ha lottato fino alla fine, abbiamo dovuto dare il meglio» spiega
l' attaccante africano, ieri in panchina, ma buon protagonista del torneo
e autore di una rete contro lo Shenzhen nella prima fase che qualificava
per la finalissima una formazione italiana (c' erano anche Nazionale dilettanti,
Inter e Brera) e una cinese tra le otto concorrenti in gara.
Il piccolo Weah è il perfetto volto del Marco Polo, lui, cittadino del mondo,
in un torneo senza frontiere che unisce la vecchia Europa all' Oriente.
«Sono nato in Liberia - spiega George in perfetto italiano -, mia mamma
è giamaicana. Io vivo gran parte dell' anno, quando non sono impegnato con
il Milan, a Miami, in Florida». Giocare contro i cinesi non gli ha fatto
dunque particolare effetto. «No, è stata soltanto un' esperienza piacevole»
- spiega -. Per lui il calcio abbatte le barriere, anche se non sempre è
facile come dovrebbe essere. «Qualche volta ho vissuto sulla mia pelle episodi
di intolleranza razziale, qui in Italia, con protagoniste in negativo alcune
tifoserie avversarie. Ma nessun dramma, mio papà mi ha insegnato a non rispondere
alle provocazioni. Comunque la campagna contro il razzismo è importante
e sempre attuale, anche se la situazione sta migliorando anno dopo anno».
Weah jr, attaccante come il padre, è smilzo e piccolo come suggerisce involontariamente
il nome. «Non ho un gran fisico - ammette candidamente -, cerco di sopperire
a questo problema con la velocità e la tecnica. A papà, come giocatore,
invidio la potenza della progressione, ma soprattutto l' intelligenza tattica
innata». L' ex centravanti liberiano, adesso candidato alla presidenza della
Liberia, è il modello al quale ispirarsi assieme a Pelè, e scusate se è
poco, tra i campioni del passato. «Tra i fuoriclasse contemporanei, invece,
il mio preferito è Kakà - spiega il talento di Monrovia -, è un fenomeno».
Un brasiliano dalla pelle bianca, dunque, perché per Weah il pallone è un
linguaggio universale che unisce razze e culture diverse. I colori del cuore,
calcisticamente parlando, sono però certi e nitidi: quelli rossoneri del
Milan. «Sono alla seconda stagione in maglia rossonera. Ho disputato un
campionato con gli Allievi, adesso sto vivendo questa esperienza con la
Berretti di Musicco. Il prossimo anno mi piacerebbe passare in Primavera:
l' allenatore è Franco Baresi, uno che ha giocato con mio papà e che potrebbe
insegnarmi tanto...» .